L'Abruzzo, regione di monti e di alte cime, è sempre stata terra di alpini. E di alpini che dimostrarono valore e spirito di sacrificio non comuni. Basti pensare ai 1.096 Caduti nella Grande Guerra e alle 12 medaglie d'Oro al valor militare delle si fregia il vessillo della sezione, la quale, peraltro, vanta due riconoscimenti diversi ma significativi. In ordine di tempo: negli anni Trenta, la bella espressione del pescarese Gabriele D'Annunzio in una dedica alle penne nere della sua terra: “ Al decimo reggimento degli alpini decumano per la compiutezza e per la forza come quel flutto così noverato- offre un alpino che non dimentica il sapore del rancio d'altura”. E il secondo , il 20 giugno del 1993, del papa Giovanni Paolo II quando salì al Gran Sasso per l'inaugurazione della restaurata chiesetta dedicata alla Madonna delle Nevi. Il papa era intervenuto non a caso a quella cerimonia significativa, dal momento che, quando era salito al Gran Sasso per una sciata che rimase storica, aveva visto gli artefici di quella operazione: gli alpini, per l'appunto. Sono state duecento le penne nere che, in ogni stagione, con qualsiasi tempo, nel 1992 e nel 1993 avevano lavorato sodo per restituire decoro al tempietto diroccato. Questa del restauro della chiesetta della Madonna delle Nevi è stata un autentica impresa degli alpini abruzzesi, i quali non soltanto hanno provveduto a tutto, materiali e manodopera, ma hanno altresì operato in condizioni talvolta critiche, ad un altitudine di 2.200 metri, spesso assicurati l'uno all'altro con corde, perché lassù il vento soffia forte! Il papa aveva avuto modo di parlare qualche volta con loro e a un preciso invito di intervenire all'innaugurazione del tempietto, aveva risposto: “ Se posso, vengo volentieri…” ed è stato di parola. Per l'occasione quel 20 giugno del 1993 a Campo Imperatore, intervennero moltissimi alpini. Successivamente, tremila penne nere abruzzesi erano state ricevute in udienza dallo stesso Giovanni Paolo II nella vaticana sala Nervi e altrettante, nel 2000, hanno partecipato all'udienza del pontefice per il “ Giubileo degli alpini abruzzesi “. E tutto, per la stima che il papa aveva avuto per quello che aveva visto fare sul Gran Sasso. Queste pagine spiccano nella storia della sezione ANA degli Abruzzi, costituita nel 1929, subito dopo la decima Adunata nazionale scarpona svoltasi a Roma nelle giornate dal 6 all'8 aprile. Fra quei 25000 alpini che l'8 aprile avevano salutato un altro papa (Pio XI) in piazza San Pietro, non pochi erano abruzzesi. L'entusiasmo suscitato da quella partecipazione fu tale da indurre un gruppo di loro a costituirsi in comitato promotore addirittura una settimana dopo e quindi fondare la sezione ANA Abruzzi. Nasceva così, il 15 aprile 1929, con 22 soci, quella che sarebbe diventata una delle più attive e – diciamolo pure, sulla scorta delle simpatie e degli entusiasmi che si riscuotono in ogni Adunata – più applaudite sezione dell' ANA. Quel nucleo di penne nere ebbe nell'avvocato Michele Jacobucci il promotore, l'animatore e il primo presidente, una carica conservata a lungo e che sarebbe stata poi ricoperta dal non dimenticato Aldo Rasero, che dopo l'8 settembre del 1943, proprio negli Abruzzi fu una figura importante della Guerra di Liberazione. In questa ultrasessantennale storia, gli alpini abruzzesi hanno svolto una intesa attività su vari fronti. Significativi, negli anni ottanta, i raid compiuti insieme alle penne nere in armi del btg. “L'Aquila” sulle cinque cime più alte della regione. Raid, le hanno chiamate, quelle marcie in montagna che vedevano ogni volta impegnati una cinquantina di alpini in congedo, e ciò, per mantenere l'affiatamento fraterno che esiste tra alpini. Un altro impegno non da poco ne i confronti della “ società civile” la sezione dell'Aquila lo assolve con l'assistenza agli handicappati trasportandoli su speciali automezzi dalle abitazioni al loro centro di ritrovo. E nel 1997- 1998, a conclusione di una esercitazione di Protezione Civile, per lasciare anche un segno tangibile di presenza nel capoluogo, le penne nere hanno costruito i bagni pubblici nel parco del castello, zona della città nella quale arrivano e partono i pullman. Il nucleo di Protezione Civile della sezione rappresenta, dunque, un elemento particolarmente significativo della presenza delle penne nere sul territorio. Dai 400 iscritti al nucleo, il 90 per cento è costituito da soci dell'ANA. Il nucleo è suddiviso in 5 unità ( Gran Sasso, Maiella, Marsica, Teramo, Valle Peligna- Alto Sangro) impegnate nell'avvistamento e nello spegnimento di incendi, in caso di calamità naturali, eccetera. Attualmente è in fase di organizzazione una colonna mobile: già sei mezzi sono stati acquisiti e si stanno attrezzando una cucina mobile, una macchina con faro e un gruppo elettrogeno potente. Il tutto con la collaborazione della Regione. Presenza, come si vede, fattiva, sul territorio regionale, ma non è finita qui. Non c'è stata infatti calamità che, a partire dal terremoto in Friuli (1976) non abbia visto la presenza di alpini abruzzesi. C'erano anche a Rossosch, con “ l'Operazione Sorriso” per la costruzione dell'asilo e quindi, a Roma, dove hanno organizzato pronto soccorso di “Romail” per malati di leucemia all'ospedale Umberto I: una vera e propria impresa alla quale hanno contribuito le sezioni ANA del centro-sud. Di questi ultimi mesi del 2001 è infine – tralasciando altri interventi – l'iniziativa di solidarietà per l'Africa, consistita nell'aiuto ai missionari francescani abruzzesi che operano nel Burkina Faso. Le penne nere si sono impegnate a finanziare la costruzione di un pozzo artesiano (18 milioni) per aiutare quelle popolazioni nella lotta continua contro la siccità. Che altro? Il presidente Ornello Capannolo ci tiene che si sappia che alle Adunate Nazionali, le “sue” penne nere sfilano indossando una camicia particolare: è a quadretti bianchi, azzurri e verdi, che sono i colori dell'Abruzzo… Più attaccati alla loro terra di così! Ma c'è un altro amore in questi uomini che non ha bisogno di particolari sottolineature, ma al quale un cenno occorre pur dedicarlo : si chiama Julia! E abbiamo detto tutto.